Storia di Brescia
La storia di Brescia comincia dalla collocazione della sua provincia già in con la preistoria Bresciana.
La provincia di Brescia, posta favorevolmente quasi al centro della Valle Padana, si è trovata, fin dalla primissima preistoria all’incrocio di numerose vie culturali e commerciali, il cui fulcro principale era costituito nel pedemonte dell’antichissima Brixia.
Storia di Brescia – Età del Bronzo
La città di Brescia. come sta ad indicare la radice toponomastica, nacque sul Colle Cidneo nella tarda età del bronzo. quale insediamento ligure a prevalente carattere agricolo-pastorale.
I Celti a Brescia le diedero notevole importanza rendendola capitale dei Cenomani.
Storia di Brescia – Epoca Romana
L’impero Romano giunse a Brescia e nel il 27 a.C. si completò la pacifica romanizzazione della città: Augusto la chiamò “Colonia Civica Augusta Brixia” e la dotò di porte, mura, acquedotto.
Iniziò così la realizzazione di strutture Romane a Brescia.
Con l’imperatore Vespasiano (seconda metà del I secolo d.c.), la città raggiunse il suo massimo fulgore.
Si incrementò l’edilizia pubblica, fu ristrutturato il Foro, di cui tuttora si vede una sola colonna, e fu eretto il Capitolium, conservando però il primitivo impianto del sottostante Tempio Repubblicano.
Furono costruiti pure la Curia, sul Iato meridionale del Foro, e, ad est del Capitolium, il Teatro, che fu poi ampliato ed abbellito sotto i Severi (fine II secolo d.C.).
L’importanza economica e sociale di Brixia è testimoniata ancor oggi dai resti di pregevoli domus (dell’ortaglia di S. Giulia, del Ninfeo) e di terme (Collegio Arici).
Assunse grande rilevanza pure la bronzistica, tradizione che durerà per due o tre secoli e che ci darà grandi capolavori, quali la Vittoria Alata di Brescia, i ritratti di personaggi imperatori, le cornici e le porte del Tempio Capitolino.
Si aprirono pure numerose botteghe di lapicidi, come documentano le are votive e funerarie.
La tradizione ci parla anche di ricche miniere di ferro in Valle Trompia, già attive all’epoca dei Romani.
La decadenza di Brixia, che per vari secoli fu uno dei centri principali della Cisalpina, iniziò solo alla fine del terzo secolo, oscurato dalla crescente potenza di Mediolanum, divenuta sotto Diocleziano una delle capitali dell’Impero d’Occidente.
A testimonianza di quell’illustre passato, si possono ammirare ancor oggi, oltre ai monumenti già ricordati, numerosi frammenti figurati o iscritti, reimpiegati in edifici d’epoche posteriori.
Storia di Brescia – Epoca Longobarda
Con la discesa di Attila, si apre il periodo delle invasioni barbariche che devastarono l’Italia: Brescia non fu certo risparmiata, anche se godette di momenti di grande vitalità, come quando I Longobardi a Brescia la elessero sede di un loro ducato e re Desiderio con sua moglie Ansa, secondo la tradizione, edificò il Monastero di San Salvatore-Santa Giulia.
In questo monastero benedettino, che rimane uno dei rari monumenti di quel periodo, fu custodito il “tesoro di Santa Giulia” con la “Croce di Desiderio”, prezioso lavoro di oreficeria longobarda, la Lipsanoteca, piccolo scrigno in avorio lavorato dove venivano conservate le reliquie.
Inglobato nello stesso complesso di S. Salvatore, merita particolare attenzione anche l’antico sacello di Santa Maria in Solario, dove si tramanda fosse custodito il famoso “tesoro”: la costruzione a forma di fortilizio in pietra risale al XII
secolo.
Storia di Brescia – Libero Comune
A quest’epoca Brescia, risorta a libero Comune, fece parte della Lega lombarda resistendo a Barbarossa e a Federico II.
È un periodo questo di grande attività: si rinforzarono e ampliarono le mura, si diede inizio all’edificazione del Broletto, con la torre del popolo, uno dei più interessanti palazzi comunali lombardi.
Nello stesso periodo risale l’erezione della Rotonda (o Duomo Vecchio), esempio grandioso se pure in forme
semplici e severe di cattedrale romanica dove si conservano le spoglie di Berardo Maggi, vescovo e signore di Brescia, che riuscì ad assopire durante il suo governo le lotte fra le fazioni interne che dilaniavano la vita politica della città.
Dopo la sua morte, le ostilità fra guelfi e ghibellini ripresero – basti ricordare la tragica fine di Tebaldo Brusato – e la città, seguendo le sorti della maggior parte dei Comuni, passò sotto il dominio di diverse signorie, come quella dei
Visconti o dei Malatesta.
Se con i Visconti, sempre preoccupati della situazione politica, la città fu fortificata sia sul perimetro esterno (le
mura e l’ampliamento del Castello), sia all’interno con la creazione di un vero e proprio sistema di difesa (la Cittadella Nova), con Pandolfo Malatesta, Brescia visse, come capitale di uno stato indipendente, un periodo di pace e di intensa attività culturale, che culminò con la presenza di Gentile da Fabriano (1410 ca.).
Storia di Brescia – I Veneziani
Le lotte ripresero presto da parte dei Visconti per la supremazia su Brescia ed il territorio, ma nel 1426 i rappresentanti cittadini esasperati dalla situazione offrirono il dominio della città a Venezia.
Fino al 1797 Brescia rimase legata alla Repubblica veneta, escluso un breve intervallo di dominazione francese (1509-16), uno dei momenti più tragici della storia della città.
Il governo saggio e liberale di Venezia rese prospera la città; il lungo periodo di pace portò ad un notevole sviluppo economico ed artistico: la produzione della lana, della seta e delle armi fu favorita, in quanto Brescia, come provincia veneta, poté immettersi nei canali commerciali che Venezia aveva aperto già da lungo tempo.
In particolare si può ricordare la produzione delle armi, di notevole pregio anche artistico, della Val Trompia, che a tutt’oggi mantiene viva questa tradizione.
Inoltre i Veneziani rimaneggiarono le strutture difensive del Castello di Brescia e ampliarono le mura cittadine.
Arte Bresciana
Nell’arte, la grande stagione bresciana è aperta da Vincenzo Foppa (1427-1515), caposcuola della pittura lombarda del ‘400,
Una volta sedimentati i riferimenti culturali della sua formazione giovanile, Foppa seppe esprimere nel periodo ultimo
della sua attività, passato in Brescia, la profonda partecipazione alla real indagata con una luce cristallina.
Il suo esempio fu sempre presente ai tre maggiori rappresentanti della scuola bresciana del Cinquecento: Romanino, Moretto, Savoldo. Girolamo Romanino (1484-87; dopo il 1559), pur risentendo come gli altri della viva dialettica fra Venezia e la Lombardia, si distingue per la sua spontanea vena narrativa a volte fortemente espressiva che denuncia l’ascendenza nordica sul suo fare artistico.
Il Moretto
Assai distante per temperamento dal Romanino fu Alessandro Bomicino detto il Moretto (1498-1554), che espresse il suo impegno religioso con classica serenità di atteggiamenti e di espressioni, denunciando cosi i suoi interessi per la
pittura dell’Italia centrale ed in particolare per gli esempi raffaelleschi.
Semplicità e concezione naturalistica, vero retaggio della tradizione foppesca, sono gli elementi complementari
della sua espressione artistica.
Della triade bresciana del ‘500, Girolamo Savoldo fu il più lombardo: i toni vividi e le luci argentate conducono
alle soluzioni dei “notturni”.
Nelle sue composizioni migliori i paesaggi suggestivi di derivazione fiamminga, il rude naturalismo delle figure solidamente costruite si compongono in soluzioni di grande efficacia.
Monumenti Bresciani
Nell’architettura, il Palazzo della Loggia e la sistemazione della Piazza con il Monte di Pietà rivelano nelle linee l’impronta dell’arte rinascimentale lombardo-veneta.
Come centro civile, in alternativa alla Cittadella fortificata dei Visconti, la Loggia è espressione del nuovo corso di governo della Repubblica Veneta.
Sono da ricordare, fra l’altro, i festeggiamenti, le giostre, i giochi popolari che periodicamente vi si tenevano.
Nella città e nel territorio furono eretti durante il dominio della Serenissima numerosi palazzi che testimoniano ancora la levatura culturale e la potenza economica raggiunta dalla nobiltà locale, che seppe approfittare del lungo periodo di stabilità politica per rendere più produttivi i suoi possedimenti terrieri, nonostante si alternassero carestie e pestilenze dovute a fatti naturali o a scontri bellici come negli anni 1629-30.
Nel campo artistico si distinsero fra i pittori i tardo manieristi P. Rosa, P. Marone, il prospettico T. Sandrini, alla fine del secolo XVII F. Paglia e la sua bottega ed A. Celesti.
Fra gli architetti G.B. Lantana e S. Carra.
Agli inizi del XVIII secolo diede un impulso fondamentale alle lettere ed alle arti della città il Cardinale Angelo Maria Querini, che alla sua morte legò al Comune le sue raccolte ed in particolare la Biblioteca Queriniana da lui fondata.
Egli portò a termine i lavori del Duomo Nuovo e contribuì al rinnovamento architettonico e pittorico nelle chiese della città e della provincia.
Vennero da fuori pittori come F. Monti e P. Batoni ed in campo locale si distinsero P. Scalvini e F. Savanni; fra gli architetti, G.B. e A. Marchetti, G. Turbini, nonchè il veneziano G. Massari.
Storia di Brescia – Il settecento
Già all’inizio del ‘700 però Brescia cominciò a risentire della perdita di prestigio e dell’indebolimento economico-commerciale della Repubblica Veneta.
Più volte, le campagne nel Bresciano furono devastate e trattate come terre di conquista.
La politica economica di Venezia divenne sempre più protezionistica, aggravando la situazione già precaria dei ceti più umili.
Superbo interprete di questa realtà fu Giacomo Ceruti (1724-1757), che seppe nei suoi quadri sui “Pitocchi”
registrare con obbiettività le condizioni di vita di questa umanità dolente.
Venezia, chiusa nel suo «splendido isolamento» alle idee nuove che giungevano dalla Francia, non seppe rispondere se non adottando misure restrittive nei confronti delle nuove espressioni culturali, in particolare se «filofrancesi».
Storia di Brescia – I Francesi
Nel 1796, la vittoriosa campagna del giovane Napoleone in Italia fece precipitare gli eventi.
Nel 1797 Brescia si uni alla Cisalpina e fece parte del Regno Italico fino al 1814.
Storia di Brescia – Gli Austriaci
Soggiogata al dominio austriaco fino al 1859, Brescia si distinse nelle battaglie risorgimentali resistendo a lungo, come durante le «X Giornate» nel 1849.
Dieci anni dopo venne liberata dalle truppe franco-piemontesi ed, annessa al nascente Stato, ne segui da allora le vicende.
Storia di Brescia – Il Risorgimento
Alla vita politica italiana di fine secolo, Brescia portò un contributo fondamentale con Io statista Giuseppe
Zanardelli (1826-1903).
Durante il XIX secolo, la cultura bresciana segnò tappe fondamentali con la nascita dell’Ateneo da Brescia
(1809) e con la presenza di uomini come Foscolo, Bettoni, Scalvini ed Arici e per l’architettura R. Vantini, che diede a gran parte della città l’impronta neoclassica ancor oggi riscontrabile.
Nella pittura, l’Ottocento bresciano annovera fra i più validi ritrattisti Angelo Inganni e più tardi Francesco Filippini, Gaetano Cresseri, Francesco Bertolotti e Arturo Castelli.
II 1830 segna la nascita del primo museo bresciano, il «Museo Patrio», con sede nel Capitolium, all’inizio destinato a
raccogliere importanti raccolte d’arte antica e moderna; quest’ultima parte sarà poi spostata nel 1882 nel vicino Museo Cristiano.
Nel 1840 il nobile bresciano Paolo Tosio regala al Comune di Brescia le sue importanti collezioni, fondando così la prima Pinacoteca, unita poi nel 1906 al lascito Martinengo.
Storia di Brescia – Il XX secolo
Fra le due guerre mondiali, Brescia assume un nuovo aspetto urbanistico: l’ottocentesca demolizione delle
mura aveva aperto la città verso la periferia e il centro storico è segnato nel ’30 dall’apertura di Piazza Vittoria, dovuta a Marcello Piacentini, sorta sulle demolizioni dell’antico quartiere medioevali a sud di Piazza della Loggia.
La ricostruzione seguita ai bombardamenti dell’ultima guerra (1944-45) portò il volto della città alla situazione attuale.
Negli ultimi decenni la città si è allargata verso il territorio circostante: a sud con Brescia Due e S. Polo, a nord con i quartieri protesi verso la Valletrompia e la Vallecamonica.