Pittori Bresciani

Pittori Bresciani

Molti Pittori Bresciani, sin dalle più lontane epoche della storia di Brescia, operarono in città.

Di loro non è rimasta traccia. I frammenti di opere, più che a persone, si fanno risalire a correnti stilistiche: il
Romanico, il Bizantino, il Gotico.

Solo con il XV secolo si hanno le prime notizie – spesso confuse – di pittori bresciani.

In questa rassegna ci occuperemo dei principali, trascurando, con i minori, la folta schiera dei pittori forestieri che arricchirono le nostre chiese e palazzi.

Pittori Bresciani

I da Caylina – Paolo da Brescia

I da Caylina – Paolo da Brescia (XV secolo) sarebbe il nome con il quale Paolo da Caylina il Vecchio amava firmarsi. «Opus VhuliPicto», con la data 1486, si legge su un affresco portato alla luce fra il 1967-68 nella chiesa di S. Giovanni; altra opera certa di Paolo da Brescia è il polittico per la chiesa di S. Lorenzo in Mortara, oggi alla Pinacoteca
Sabauda di Torino.

Paolo da Caylina il Vecchio, cognato di fincenzo Foppa, fu personalità in grado di fondere gli elementi lombardi tardo gotici con le forme del tardo Postrinascimento veneziano.

Fra le sue opere, Madonna e bambino nella Cappella di S. Maria del Carmine. Bortolomeo da Caylina fu fratello di Paolo e naturalmente cognato del Foppa; svolse prevalentemente attività a Pavia.

Paolo da Caylina il Giovane (1485-1545, circa), figlio di Bartolomeo, nipote del Foppa, non ebbe tali doti pittoriche da
sfruttare l’influenza del celebre zio, al quale rimase legato per tutta la vita.

Fu infatti procuratore del Foppa a Milano e a Pavia, fra il 1503 e il 1504, ed oltre che erede fu il suo esecutore testamentario.

Opere di Paolo da Caylina il Giovane, in Pinacoteca, S. Agata, S. Pietro in Oliveto, S. Giulia, S. Maria delle Grazie.

Vincenzo Foppa

Vincenzo Foppa (1427-1515) – Fu maestro della scuola rinascimentale lombarda, oltre che uno dei più grandi pittori bresciani, capace di atmosfere poetiche e d’impasto coloristico tutto personale in cui spiccano i preziosi grigio-argento.

I Tre Crocifissi (1456, Pinacoteca bergamasca), sono la sua prima opera certa.

Foppa I Tre Crocifissi - Pittori Bresciani

Lavorò molto a Milano (Cappella Portinari in S. Eustorgio, Banco Medico, ecc.), quindi a Genova, Savona, Pisa, Pavia, Bergamo. Ritornato definitivamente a Brescia sui sessant’anni, celebre e ammirato maestro, il Consiglio della
città gli conferì uno stipendio annuo affinché istruisse i giovani.

Opere in nella chiesa del Carmine, nella parrocchiale di Chiesanuova (Natività), oltre che nei musei di Milano, Bergamo, Pavia, Savona, Correr di Venezia, Metropolitan di New York, National Gallery di Londra, ecc.

Giovan Pietro da Cemmo

Giovan Pietro da Cemmo (sec. XV), o Zuan Piero da Valcamonica – Pur se giudicato modesto pittore, operò intensamente nel Bresciano.

II primo ciclo certo è quello delle Storie della Vergine (1474-75, Annunciata di Borno); seguirono quello di Bagolino
(1486), gli affreschi per la libreria del convento di S. Barnaba (noto come Salone Da Cemmo) in città e quindi i dipinti di S. Maria di Esine a Bienno (1493). Fra il 1498 e il 1504 lavorò probabilmente nel convento degli Agostiniani a Cremona.

Nel 1507 terminò le opere per gli Agostiniani di Crema.

Nell’intervallo di questi impegni è da collocare la pittura per S. Lorenzo di Berzo Inferiore (1504).

Altre opere attendono datazione certa; suoi gli ex voto di Berzo (1476), il dipinto di Prestine (1480), le Madonne con bambino di S. Siro di Cemmo (1484) e della pieve di Pisogne (1486).

Gli Zamara

Gli Zamara (sec. XV-XVI) – Antonio Zamara (sec. XV), nativo di Chiari fu pittore e intagliatore e così il figlio Matteo (secoli XV-XVI). Padre e figlio realizzarono la Gloria dei santi nella chiesa di Nembro in Val Seriana (1490); Antonio lavorò nel Bergamasco (a Gromo è conservata la sua opera migliore, Gloria d’Ognissanti) e fra il 1493-94 fu a Chiari, ove morì fra il 1506-07; Matteo era ancora vivo nel 1532.

Savoldo Gian Girolamo

Savoldo Gian Girolamo (1480-1548 circa) – Aristocratico di nascita, si dedicò all’arte per diletto.

Fu tra i pittori bresciani che fecero grande il Rinascimento della città.

Poco si conosce della sua vita, al punto d’essere definito «pittore misterioso».

Fu a Firenze, ove sembra abbia appreso l’arte pittorica (1508); quindi a Venezia, mantenendo rapporti con
la sua città e con gli artisti bresciani.

Nel 1526 dettò il testamento a favore della moglie Mariya fiyamenga de Tilandya.

Con l’influenza dei pittori bresciani – in particolare del Foppa -, nelle sue opere si rilevano ascendenze fiorentine del tardo Quattrocento, venete e nordiche.

Nelle tele migliori, i suoi caratteristici toni metallici acquistano luminosità quasi fosforescente.

Opere si possono ammirare nella Pinacoteca di Brescia e nei musei di Verona, Venezia, Milano, Firenze, Ragusa, Treviso, Torino, Londra, Parigi, Vinna, Berlino. New York. Washington, eccetera.

Floriano Ferramola

Floriano Ferramola (1480-1528, circa) – Altro rilevante pittore operante fra il Quattrocento e Cinquecento.

Pur aperto al Gotico internazionale, risenti l’influenza di vari artisti, non ultimi il Romanino e il Mantegna.

Maturò una personale visione serena e sognante della vita rinascimentale.

Le prime opere certe risalgono al 1507 (Cristo portacroce, in Pinacoteca); lavorò per chiese e palazzi della città e della provincia, non trascurando la ritrattistica.

ln Brescia sue opere si possono ammirare — oltre che in Pinacoteca nelle chiese di S. Giuseppe, S. Nazaro, S. Maria in Solario, S. Maria del Carmine e in provincia a Irma, Gardone V.T., Lovere, Quinzano, ecc.

Alla pittura si dedicarono anche i figli Francesco, Giovanni Antonio, Giovanni Giacomo e il fratello di Floriano,
Giovanni Giacomo.

Girolamo Romani detto il Romanino, tra i più grandi Pittori Bresciani

Girolamo Romani detto il Romanino (1486-1566, circa) – Forse uno dei più grandi pittori bresciani, raggiunse precocemente la fama per un linguaggio pittorico tutto personale, bresciano, frutto di un maturato rifiuto dei grandi maestri veneziani tendenti all’idealizzazione.

il Romanino - Pittori Bresciani

La sua prima opera datata è la Deposizione (1510, oggi alle Gallerie di Venezia) dipinta per la chiesa di S. Lorenzo della nostra città; nel 1513 lavorò per i Benedettini di S. Giustina a Padova; passò quindi a Cremona.

Di tutto rilievo il ciclo realizzato nel 1521 nella Cappella del SS. Sacramento di San Giovanni nella nostra città, ove gareggiò con il Moretto, al quale fu affidato un settore simmetrico.

Impossibile seguire il lungo itinerario di lavoro del grande maestro, rilevante, sia nell’olio che nell’affresco: fu ad Asola (1525 opere in Duomo), a Trento (530-32, ciclo nel Castello del Buonconsiglio), in Valcamonica, lavorando nel frattempo anche per le chiese di altre località bresciane, dalla città a Salò, a Rodengo, a Pisogne (nel 634 realizzò i celebri affreschi di S. Maria della Neve), Capriolo, San Felice del Benaco, Roncadelle, Montichiari, ecc.

Oltre che in città e in provincia, nell’ultimo periodo operò anche nell’ Abazia di S. Pietro a Modena. I suoi dipinti sono pure conservati nei principali musei italiani e d’Europa.

Alessandro Bonvicino detto il Moretto

Alessandro Bonvicino detto il Moretto (1498-1554, circa) – Fu chiamato «il Raffaello di Brescia» e già questo dice della formazione (i primi rudimenti apprese forse infamiglia, guardando però presto ai maestri veneziani) e della finezza formale e compositiva delle opere.

il Moretto - Pittori Bresciani

Rilevante l’itinerario di lavoro: i primi dipinti certi sono le ante del Duomo Vecchio (1515) presso la cui scuola fu pure presente fino al 1347.

Collaborò con il Ferramola ed ancora giovane si confrontò con il Romanino nella Cappella del SS. Sacramento in San Giovanni (1521).

Lavorò quindi per la chiesa di S. Francesco, per il santuario di Paitone, per San Nazaro; fuori Brescia fu impegnato a Bergamo, Milano, Trento, e Verona.

Nel 1550 sposò Maria Moreschini e la nascita di tre figli fa supporre un’esistenza tranquilla, evidenziata anche dall’acquisizione di proprietà. Ma ben poco godette della serenità familiare: nel 1554 — anno in cui nacque anche l’ultima figlia — il Moretto era già morto.

La sua ultima opera fu la Pietà, oggi al Metropolitan Museum di New York.

Oltre che in Pinacoteca e in molte chiese bresciane, tele del Moretto —che fu pure ottimo ritrattista – in musei italiani ed esteri (Londra, Parigi, Menna, Madrid).

Luca Mombello

Luca Mombello (XVI secolo) – Sarebbe nato ad Orzivecchi nel 1548; ignota la data di morte, avvenuta comunque dopo il 1580.

Discepolo del Moretto non ebbe propria personalità, al punto che alcune sue opere furono confuse con quelle di altri pittori.

Fra i dipinti firmati: Adorazione a Orzinuovi (1562), Madonna in S. Giuseppe in città (1580), Tentazione del serpente e Presentazione al tempio, in Pinacoteca, S. Gottardo, in S. Gottardo sui Ronchi.

Agostino Galeazzi

Agostino Galeazzi (XVI secolo) – Sarebbe nato a Brescia nel 1323 e morto attorno al 1588; discepolo del Moretto, operò assiduamente a Vicenza, assumendo il linguaggio pittorico veneto, soprattutto quello di Paolo Veronese.

Fra le sue opere nel Bresciano: Madonna in trono e Santi in S. Pietro in Oliveto (1522), ora in Vescovado, Adorazione nella parrocchiale di Coccaglio.

Pittore fu anche il figlio Giovan Battista, nato a Brescia nel 1550 e scomparso prima del 1610, allievo del padre e di Grazio Cossali al quale fa pensare la Conversione di S.Paolo della parrocchiale di Collebeato.

Ebbe buon mestiere e capacità cromatica e compositiva.

Sue opere nelle chiese di Villa d’Allegno, Gardone V.T., Sabbio, Vezza d’Oglio.

Lattanzio De Tamburinis, detto il Gambara

Lattanzio De Tamburinis, detto il Gambara (1530-1574) – Altro tra i più grandi pittori bresciani, figlio di un sarto, crebbe a Cremona nella bottega di Francesco Campi.

il Gambara - Pittori Bresciani

Tornato a Brescia fu discepolo del Romanino, di cui sposò la figlia Margherita.

Aiutato dal suocero divenne in breve pittore assai richiesto, soprattutto per affrescare chiese e palazzi.

Morì nel 1574 cadendo – si dice – da un’impalcatura in S. Lorenzo, manomessa da colleghi invidiosi della sua arte
che raggiunse notevoli livelli in grado di fondere, «la forza di Michelangelo con la grazia di Raffaello».

Il Gambara, oltre che a Brescia, lavorò a Pavia, Bergamo, Cremona, Asola e in alcune località della nostra provincia (Breno, Montirone, Cadignano, Rodengo, ecc).

Interessante, in città, la Sala Gambara; sue opere anche in Pinacoteca.

Pittori Bresciani “Manieristi”

Sebastiano Aragonese

Sebastiano Aragonese (nato a Ghedi nel 1510) da Alfonso, pure pittore, operante a Lavone, Bagnolo Mella, Brescia, dedito anche alla miniatura e all’archeologia (pittore fu pure il figlio Aragonio che tuttavia non lasciò tracce a Brescia).

Girolamo Muziano (Acqua-fredda 1528-Roma 1592) scarsamente operante nel Bresciano e intensamente a Roma
(lavorò anche a Venezia, Orvieto, Loreto, Montecavallo, Ferrara, Monte Giordano, ‘livoli);

Girolamo Rossi (Brescia 1547-ante 1614), epigono del Moretto e del “Tintoretto, presente in molte chiese della città (S. Alessandro, S. Giovanni, S. Afra, S. Maria delle Grazie, S. Francesco) e della provincia (Isorella, Quinzano).

Francesco Ricchino (nato a Bione verso il 1520), discepolo del Moretto, entrò in età assai giovane al servizio dell’elettore di Sassonia e dal 1555 rientrato in patria fu presente in città (S. Pietro in Oliveto), Palosco, Seniga, Lavone;

Tommaso Bona (Brescia 1548-1614), di famiglia patrizia, ammiratore del Savoldo, di cui restano pochissime opere, fra cui una in S. Rocco di Bovegno.

Pittori Bresciani “I Marone”

I Marone (XVI secolo) – Originari del lago d’Iseo, ove già nel XV secolo era operante Giovanni Marone – o da Marone – di cui è rimasta una sola opera conservata in Pinacoteca.

Pietro Marone nacque da padre bresciano a Venezia nel e mori a Riva di Solto (Bergamo) nel 1625.

Allievo di Paolo Veronese, al ritorno a Brescia nel 1580 arricchi la propria vena con le influenze del Moretto, spostandosi, in età matura, verso un Manierismo torbido. Lavorò anche in città (chiesa del Carmine, ai Miracoli, S. Agata, S. Lorenzo, S. Maria della Pace) e in provincia (Cologne, Polpenazze, Salò, Lonato, Ghedi, Bassano).

Fra Benedetto Marone fu nipote di Pietro; opere in Brescia nella chiesa del Corpo del Signore (S. Cristo); fu presente in varie città, fra cui Verona e Bologna.

I fratelli Rosa

I fratelli Rosa (XVI secolo) – All’epoca dei pittori bresciani manieristi sono da assegnare anche i Rosa, Cristoforo (Brescia, 1520-post 1577) il più dotato e Stefano, quadratisti di buona fama sia in città che a Venezia ove si recarono ed operarono con successo; ai due fratelli sono da attribuire le decorazioni della Cappella delle SS. Croci in Duomo Vecchio ed altri lavori.

Pietro, figlio di Cristoforo, nacque quando il padre aveva 23 anni e con lui fu a Venezia dove apprese l’arte alla scuola del Tiziano di cui fu allievo prediletto; lavori in città (S. Francesco, S. Giovanni, S. Maria delle Grazie, Pace, ecc.) e in provincia (Bagolino, Farfengo, Iseo, Quinzano).

Pier Maria Bagnatore

Pier Maria Bagnatore, o Bagnadore (Orzinuovi 1550) – Fu pittore e architetto d’impronta manieristica.

Nato da illustre ed agiata famiglia sembra abbia studiato Roma attorno al 1566 per volontà di Alfonso Gonzaga di Novellara.

Fu presente a NoveIara, Bressanone, “Trento, Rovereto, ecc.

In città lasciò opere in varie chiese (S. Afra, ai Miracoli, S. Francesco, S. Cristo, S. Pietro in Oliveto, S. Maria del Carmine, S. Maria delle Grazie) oltre che alla Loggia; in provincia lavorò a Orzinuovi, Quinzano, ecc.

Grazio Cossali

Grazio Cossali (Orzinuovi 1563-13rescia 1629) – Fu autore di grandi pale, preferendo l’olio all’affresco.

Ebbe una vita intensa ed assai attiva.

Sue tele si trovano intissime chiese della città e della provincia (impossibile un’elencazione), lavorando anche nel Bergamasco, nel Cremonese, nel Pavese, nel Milanese, nell’Alessandrino e in Lomellina.

I Gandino

I Gandino (XVI-XMI secolo) – Antonio Gandino (1565-1613) seppe fondere la formazione veneta (Veronese, Palma il Giovane) con quella bresciana (Moretto, Gambara) contribuendo a superare, con il figlio Bernardino (Brescia 1587-1651) il criterio didascalico della decorazione per inserirla nell’architettura.

Rilevante la sua produzione, in città (S. Agata, S. Maria delle Grazie, S. Maria del Carmine, S. Nazaro e la Deposizione all’Istituto Orfani, considerata il suo capolavoro), in provincia e a Bergamo.

Bernardino fu non solo allievo del padre, ma anche collaboratore, pur non raggiungendo la sua qualità artistica; sue opere in alcune chiese della città (S. Maria del Carmine, S. Faustino, Duomo Vecchio, S. Giovanni) e in provincia (Bagnolo Mella).

Pure pittore fu il figlio di Bernardino, Carlo (XVII secolo) del quale, per altro, non si conoscono lavori.

Tomaso Sandrini

Tomaso Sandrini (Brescia 1575-1630) – Fu notevole nella decorazione e nella prospettiva, come in S. Maria del Carmine ove dipinse architetture barocche animate da grande fantasia.

Fu maestro al Viviani e ad altri pittori. Operò in città (S. Faustino, S. Giulia, Broletto), in provincia (Bagolino, Rodengo, Salò, ecc.) e in varie altre località (Reggio Emilia, ecc.).

Il fratello Pietro lavorò con Ottavio Viviani.

Pompeo Ghitti

Pompeo Ghitti (1631-1704) – Nato presso Marone, fu allievo prima dell’Amigoni, poi a Milano di G.B. Discepoli.

Disegnatore fecondo, aprì a Brescia una scuola assai frequentata.

Lasciò opere in città di forme manieristiche (S. Giorgio, S. Agata, S. Cristo, Duomo Nuovo, S. Eufemia, S. Maria Calchera, S. Giovanni, S. Pietro in Oliveto, chiostro di S. Maria del Carmine, ove firmò il suo ultimo lavoro) e nel Trentino.

Pietro Antonio Sorisene

Pietro Antonio Sorisene (XVII) – Pittore ancora in larga parte da scoprire. II suo primo dipinto certo risale al 1669 nel palazzo dei conti Fogaccia a Clusone.

Operò in città e nel Trentino.

Significativi gli affreschi di S. Afra, esempio fra i più rilevanti di decorazione barocca.

I Paglia

I Paglia (XVII-XVIII secolo) – Francesco (1636-1713) fu capostipite di una famiglia di artisti attivi in città e provincia.

Epigono del Guercino, fu apprezzato anche come ritrattista. introducendo nell’arte sacra una vena di lirismo che preparò il terreno al gusto settecentesco.

Impossibile citare tutte le chiese di Brescia e della provincia che conservano sue opere.

Fra le molte ricorderemo, in città: S. Francesco, S. Maria Calchera, S. Clemente, Duomo Nuovo, S. Giovanni, S. Giuseppe, S. Pietro in Oliveto, le Grazie, la Pace (oltre alla Pinacoteca); in provincia: Acquafredda, Barbarano, Travagliato, Urago
Mella. Mllanuova, Zone, ecc.

Introdusse all’arte i figli Angelo (1681-1763), modesto ripetitore del padre, e Antonio (1680-1747) capace di maggiori fermenti e maestro di numerosi artisti, ambedue attivi in città e provincia.

Buona ritrattista fu la figlia di Antonio, Eufrasia; mentre Giuseppe, figlio di Angelo, non maturò, morendo in età giovanile.

Francesco Monti, detto Brescianino delle battaglie

Francesco Monti, detto Brescianino delle battaglie (Brescia 1646-Parma 1712) .

Già il soprannome precisa il genere di questo pittore, presto alla corte ducale di Parma e dal 1681 al 1695 al servizio stabile dei Farnese.

Di formazione veneta, lavorò a Roma dove subì l’influenza del Borgognone e quella di Salvatore Rosa e del Tempesta.

Fu chiamato in varie città da principi e cavalieri.

Oltre ai generi guerreschi dipinse feste processionali, marine, quadri sacri.

Il figlio Giuseppe seguì le orme paterne e visse a Parma.

Il Brescianino non è da confondere con Francesco Monti nato a Bologna nel 1683 e morto a Bergamo nel 1768, dal 1738 a Brescia, impegnato in lavori in chiese e palazzi.

Faustino Bocchi

Faustino Bocchi (Brescia 1659-1741) – Fu allievo di Angelo Everardi (1647-1678) detto Esseradts (dal nome della città del padre) il Fiamminghino, le cui opere sono andate disperse.

Il nome del Bocchi è legato al genere delle bambocciate, scherzi pittorici fantastici, divertenti deformazioni di cose e persone, un genere che praticò per primo in Italia e per cui fu noto nel Veneto.

Suoi quadri sono in Pinacoteca, al Museo di Breno, oltre che in vari palazzi italiani (Pitti, Montecitorio) e in raccolte pubbliche di Milano, Padova, Varsavia.

Giuseppe Tortelli

Giuseppe Tortelli (Chiari 1662 – 1738 circa) – Fu forse nipote dell’omonimo e mediocre pittore operante a Chiari nel XVII secolo.

Avviato allo studio delle lettere e del diritto, si scopri pittore e per affinare le sue doti raggiunse Roma e Napoli, soggiornando poi a Venezia.

Lasciò numerose opere in città: S. Pietro in Oliveto, S. Agata, S. Alessandro, S. Clemente, S. Giuseppe, S. Maria delle Grazie, Duomo Nuovo e Vecchio, S. Nazaro (altre se ne possono ammirare in Pinacoteca). ln provincia lavorò in vari paesi, fra cui: Chiari, Bagnolo Mella, Colombaro, ecc.

Sante Cattaneo

Sante Cattaneo, detto Santino (Salò 1739-Brescia 1819) – Pur di talento non elevato, occupa un suo posto preciso nella storia artistica bresciana non solo per aver segnato il trapasso fra Sette ed Ottocento, ma anche per aver avviato all’arte una schiera di pittori bresciani (aprì una scuola in città).

Lavorò sia nel Bresciano che nel Bergamasco.

Pietro Scalvini

Pietro Scalvini (Brescia 1718-1792) – Fu tra i più dotati affreschisti bresciani del tempo, allievo di Ferdinando Del Cairo, ma non insensibile alla lezione del Tiepolo, del Carloni e del Longhi.

Operò prevalentemente nel Bresciano, con qualche escursione nel Bergamasco; decorò un gran numero di chiese della Valcamonica e della Bassa e pure della Valtrompia e della Valsabbia.

In città suoi dipinti sono in S. Giuseppe, S. Giorgio, S. Gaetano, S. Maria delle Grazie; nei palazzi Soncini, Fenaroli, Arici, Salvadego.

Di rilievo gli affreschi del Ridotto del Teatro Grande.

Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto

Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto (XVIII secolo) – Gli studiosi non hanno ancora definitivamente sciolto il nodo della sua origine.

il Pitocchetto -Pittori Bresciani

Sul ritratto di Benedetto Martignoni, personaggio milanese, oltre alla data, giugno 1767, egli si firmò: «Jacobus Ceruti Brixiensis Pinxit».

Egli fu sicuramente bresciano per formazione e per affetti: a Brescia trascorse un lungo periodo della sua vita, lasciando numerose opere (ritratti, quadri di genere anche «pitocchi», mendicanti e disgraziati, da cui il soprannome), passando poi nel Bergamasco (1734), quindi a Padova (1738) e a Milano, non troncando, comunque, i legami
con Brescia.

Il suo stile fortemente realistico, originale e personale, aprì nuove prospettive alla pittura, superando il Manierismo settecentesco.

Angelo Inganni

Angelo Inganni (Brescia 1807-1880) – Figlio di un modesto decoratore, fratello di Francesco, pittore animalista, apprese in famiglia i rudimenti dell’arte, ampliando le sue conoscenze con viaggi a Venezia, Parigi e in altre città; trascorse lunghi anni a Milano, come militare, attendente del maresciallo Radetzky, e come pittore, frequentando
l’Accademia di Brera.

Si spense a Gussago, ospite dell’amico benefattore Richiedei.

Fu ritrattista, paesaggista, pittore d’arte sacra; amante della realtà, è ritenuto fra gli artisti più spontanei della sua epoca.

Oltre che in Pinacoteca, sue opere sono presenti in chiese e palazzi della città e della provincia.

Francesco Filippini

Francesco Filippini (Brescia 1838-Milano 1895) – Dopo i primi corsi a Brescia, frequentò I’ Accademia di Brera a Milano, recandosi quindi a Parigi e a Monaco di Baviera.

Amò il paesaggio, ma non disdegnò i ritratti e le opere di genere storico.

Pittori Bresciani dell’Ottocento

Fra i numerosi pittori bresciani dell’Ottocento, sono da ricordare: Luigi Basiletti (1780-1859), Giovanni Renica (1808-1884), Francesco Rovetta (1849-1932), Cesare Bertolotti (1854-1932), Cesare Monti (1891-1959), Romolo Romani (1884-1916), futurista, amico di Boccioni.

Pittori Bresciani

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