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Monte Netto: storia e preistoria.

Monte Netto

Il Monte Netto ha regalato “pezzi” di storia e di preistoria bresciana.

Il Monte Netto, pochi chilometri a sud di Brescia, è un terrazzo isolato della pianura costituito da complessi ghiaiosi e limosi risalenti al Quaternario medio antico.

Questo terrazzo si eleva sui depositi fluviali del Mella di un’altezza che va dai 15 ai 3,5 metri.

La sua spianata sommitale è incredibilmente ricca di documenti preistorici di diverse epoche, molti dei quali erano già noti sin dalla seconda metà del secolo scorso.

Infatti, nel 1877, sia Gabriele Rosa che Antonio Maria Gemma. riportano, sui Commentari dell’Ateneo di Brescia. una quantità di informazioni circa le scoperte effettuate sul colle a partire dal 1874.

Il Gemma, in particolare, rimane attratto dalla morfologia innaturale
del territorio sommitale.

In un suo rapporto, osserva che “in vari punti del Colle di Capriano si osservano dei rialzi di terreno che furono tenuti generalmente come vedette militari probabilmente dell’epoca romana.

Sul monte sono stati trovati oggetti d’armamento romano.

Di tali rialzi, detti volgarmente motte, se ne trovano sul dosso Pedrocca, ora proprietà Raineri, nel bosco del Sig. Bortolo Ongaro, e nelle possessioni del nobile signore Clemente di Rosa”.

Lo stesso Autore cita poi oggetti di bronzo rinvenuti nel bosco delle Salvate, vicino alle Motte lunghe e alla Motta Grande.

Anche se molti dei toponimi di allora sono oggi perduti, sappiamo che la sommità del Monte Netto era costellata, sino ad alcuni anni or sono, da monumenti funerari dell’età del Bronzo e da estesi insediamenti della
stessa età.

La Motta Grande del Monte Netto.

La Motta Grande fortunatamente risparmiata dai lavori estrattivi della cava che ne ha lambito il perimetro esterno, esiste ancora.

Alla sua base sono state raccolte, in passato, delle urne cinerarie dell’età del Bronzo.

Gabriele Rosa, che fornisce altri dettagli sulle Motte.

Rosa ne menziona ben dodici piccole, irregolarmente disposte, che egli giustamente interpreta come tumuli sepolcrali

Cita inoltre altre zone del terrazzo soffermandosi anche sulla descrizione del territorio dove:

“pochissima parte n’è coltivata; il resto è a bosco ceduo di quercia e massimamente castagno, e verso Poncarale la parte chiamata Monte Netto è a pascolo, con tre laghetti popolati di tinche”.

Questi laghetti sono oggi purtroppo scomparsi, colmati all’inizio del secolo per esigenze agricole.

Sulle sponde di uno di questi, durante gli anni Sessanta, venne effettuata l’importante scoperta.

Venne scoperta una stazione mesolitica di superficie, con strumenti caratteristici della Cultura Castelnoviana.

Durante gli ultimi decenni, molte cave sono state aperte sul monte, specialmente nella parte settentrionale dello stesso.

Alcune di queste, nei pressi della Cascina Torrazza, hanno rivelato sezioni che hanno favorito uno studio accurato dei depositi di formazione dell’altura.

Non solo, ma nei pressi di queste cave si sono raccolti numerosi manufatti del Paleolitico medio-inferiore in ottimo stato di conservazione e non fluitati, fra cui una splendida punta curva, variati raschiatoi ed altri strumenti caratterizzati da una lieve patina color bianco latte.

L’esame fisico e tipologico di questi reperti paleolitici indica la loro loro provenienza dai limi rissiani* del colle; mentre una lunga punta di colore
rosso lucido è certamente da attribuire ad un momento del Paleolitico superiore.

Il Monte Netto è anche una meta per gli appassionati di escursioni e sentieri bresciani.

Leggi anche l’articolo sul parco regionale.

Monte Netto: storia e preistoria.

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