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Monte Crestoso – I laghetti mesolitici della preistoria.

Monte Crestoso

Monte Crestoso è una meta escursionistica e permette anche un viaggio nella Preistoria Bresciana.

Sul Monte Crestoso, nei pressi dei laghetti, intorno alla metà degli anni Ottanta venne scoperta la stazione mesolitica.

Sita a quota 2005 slm, lungo la sponda settentrionale del laghetto basso, tale stazione è stata oggetto di una serie di campagne di scavo che ne hanno rivelato l’importanza non solo nazionale.

Gli scavi sul Monte Crestoso.

Tre anni di scavi, condotti fra il 1987 cd il 1989 con il finanziamento del
Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia, hanno permesso di conoscere alcuni particolari delle attività svolte in un bivacco di cacciatori mesolitici del periodo climatico Atlantico.

Questi cacciatori avevano stabilito una loro sede al margine del bacinetto lacustre.

Il laghetto all’inizio del settimo millennio BP, non era ancora intorbato, come rivelato da una datazione radiocarbonica eseguita su di un campione di carbone vegetale raccolto in un focolare.

La data, 6790+/-120 BP (HAR-8871), è particolarmente significativa non solo per essere la più recente finora ottenuta in Italia settentrionale per il Mesolitico, ma anche per avere dimostrato come gli ultimi cacciatori-raccoglitori del- la Cultura Castelnoviana frequentassero le alte quote, almeno in maniera episodica.

Il Bivacco Mesolitico del Monte Crestoso.

Il bivacco portato alla luce ha restituito una serie di dati strutturali sinora
inediti.

Perfettamente conservati al di sotto di un livello di torba che aveva completamente sigillato l’accampamento.

Focolari, pozzetti ricchissimi di carbone vegetale e riempiti di ciottoli, probabili buche di palo, delimitavano un’area di confezione degli
attrezzi in selce che venivano approntati in loco per armare strumenti da caccia.

Lo scavo del bivacco sul Monte Crestoso era stato in realtà preceduto da una campagna di prospezioni e di carotaggi pollinici.

Tali studi avevano rivelato come l’intorbamento del bacino fosse un fenomeno verificatosi lentamente nell’arco di più di dieci millenni.

Lo studio paletnobotanico nei suoi diversi rami specialistici. consente infatti di analizzare, da una parte, la composizione della copertura vegetazionale e degli eventuali mutamenti apportati dall’impatto antropico (palinologia).

Dall’altro la determinazione delle specie vegetali presenti nelle immediate vicinanze del sito archeologico, sfruttate dall’uomo per accendere fuochi (antracologia).

Entrambe queste analisi sono state eseguite nel sito in oggetto.

Dai risultati preliminari di queste si è osservato che l’accampamento doveva fiorire al margine settentrionale di una foresta di pino, abete rosso e larice con presenza di latifoglie, quali faggio e betulla.

Un ambiente abbastanza diverso da quello attuale anche perché oggi il limite settentrionale della copertura arboree è ben più basso di quello riconosciuto per il periodo mesolitico.

I reperti del Monte Crestoso.

Tutti i reperti, in selce esotica, erano stati scheggiati sul posto da arnioni che i cacciatori mesolitici avevano portato con sé.

Si tratta di armature di forma geometrica per armare frecce ed arponi.

Lo studio degli strumenti ha rivelato che la maggior parte di questi non era mai stato impiegato funzionalmente.

La loro produzione era avvenuta nel sito sul Monte Crestoso, scheggiando quattro soli nuclei di selce, da parte di un piccolo gruppo umano.

Durante la stagione favorevole questo gruppo, aveva abitato per pochi giorni la sponda del laghetto.

Qui aveva svolto una serie di attività legate alle proprie necessità venatorie.

Monte Crestoso – I laghetti mesolitici della preistoria.

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