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Glissenti Fabio e la Morte Innamorata

Glissenti Fabio nacque a Vestone forse intorno al 1542.

Suo padre Antonio fu medico della famiglia del conte Paride di Lodrone e autore di trattati sulla peste e sull’irrigazione.

Si laureò in medicina a Padova con il fratello Cornelio ed esercitò con successo e profitto la professione a Venezia, dove visse.

La sua opera principale, l’Athanatophilia è un voluminoso lavoro costituito da cinque dialoghi, trenta novelle e un trattato (Discorsi morali contra il dispiacer del morire)

Nel 1597 sembra che, per via dell’Athanatophilia, sia stato intentato un processo contro di lui.

L’opera, al vaglio censorio era risultata passibile di revisione e correzione (tutti i fogli nei quali erano state annotate le “castigationi” avrebbero dovuto essere bruciati) e pertanto posta sotto sequestro.

Ma, poiché il Glissenti volle aggiungere (o mantenere) molti dei luoghi cassati e riprovati, fu condannato, insieme con il suo editore D. Farri, al pagamento di una multa di 100 ducati.

Il Glissenti scrisse inoltre fabulae drammatiche in versi di carattere spirituale-allegorico, talora servendosi di soggetti già trattati nell’Athanatophilia.

Nella “Morte Innamorata” Antropo, per sfuggire alla morte che è innamorata di lui si ritira con la sua famiglia nel paese di Lungavita e alloggia in casa del Mondointiero dove, in apparenza accarezzato e coccolato da lui e dalla sua moglie Frode ritiene di poter vivere felice essendo la moglie di Mondointiero strettissima congiunta della Fortuna.

Intanto la Morte, sempre innamorata dell’uomo, lo segue anche in quel paese e mascherandosi si trattiene finchè, per mezzo dell’infermità sua Nutrice, lo fa ammalare a morte.

Allora il Mondointiero infastidito, per allontanarlo e per prendergli tutti i suoi averi gli dà da intendere che lo vuole condurre dalla sua congiunta Fortuna per renderlo felice.

Si accorda per questo con il Tempo nella cui casa era alloggiata la Morte che si traveste da Fortuna.

L’uomo, condotto dinnanzi alla Morte travestita, pensando di afferrare la Fortuna incappa nella morte innamorata di lui.

La morale della favola e’ chiarissima. La morte è innamorata di tutti noi.

Le opere del Glissenti dovettero essere molto apprezzate ai suoi tempi, visto che esse furono ripetutamente pubblicate nel corso del XVII secolo e da editori diversi.

La data della morte del Glisssenti Fabio sembra ascrivibile al settembre 1615.

Fabio Maffei
Brescia e dintorni: storia curiosità poesia

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