Funivia di Brescia…un ricordo per molti bresciani.
L’idea di collegare la città di Brescia alla sommità del Monte Maddalena risale addirittura agli inizi del ‘900.
Un primo progetto, mai concretizzato, venne presentato intorno all’anno 1909.
Negli anni successivi poi, altri progetti prevedevano il raggiungimento della Chiesa di San Gottardo tramite una funicolare con partenza da Viale Venezia.
Ma per vedere finalmente qualcosa di concreto si dovettero aspettare gli anni’50.
Sì, perché verso la fine del 1952 il progetto dell’Ing. Matteo Maternini, promotore dell’iniziativa e nonché esperto italiano di Ingegneria dei trasporti, portò un grande ottimismo fra la popolazione, tant’è che iniziò una raccolta di adesioni per sottoscrivere azioni nella Società Funivie della Maddalena S.p.A., che veniva istituita proprio in quel periodo e che è tutt’ora attiva.
Tra l’altro il nome al plurale, appunto Società Funivie, era dato dal fatto che all’inizio si pensava alla costruzione di più funivie sul Monte Maddalena e ciò fa pensare che in realtà fossero previsti anche degli altri tracciati.
A curare il progetto della funivia di Brescia fu la ditta milanese Ceretti & Tanfani, mentre i lavori erano guidati dagli ingegneri Freda e Recupito.
A Moretti e Lanfranchi invece, venne affidato l’incarico di costruire la stazione di partenza.
Dalla Bornata, di fronte alla Birreria Wührer, la funivia avrebbe raggiunto la stazione d’arrivo a 850 metri.
Due cabine avrebbero trasportato ognuna 33 persone (8 posti a sedere) lungo i 2 chilometri e mezzo di tragitto da coprire in poco più di 6 minuti viaggiando alla velocità di 7,5 metri al secondo con movimento a “va e vieni”.
Lungo il percorso vi erano poi due tralicci alti 50 metri e l’ultimo tratto prima dell’arrivo era il più spettacolare, con le cabine sospese ad una notevole altezza sopra al bellissimo panorama della Val Carobbio.
Allora si credeva tanto nella funivia a tal punto da ipotizzare che la portata di 300 persone in un’ora non sarebbe stata sufficiente.
Inaugurata il 14 Agosto del 1955, la nuova funivia bifune che fu “regalo di ferragosto” ai bresciani, compì il viaggio inaugurale con a bordo le principali autorità cittadine e provinciali. L’impianto di Brescia, all’epoca in cui fu costruito, era uno dei più moderni e tecnologicamente avanzati del nostro paese.
La funivia diede alla città di Brescia un’importante attrattiva turistica.
Nei primi anni di servizio, la funivia si rivelò un investimento azzeccato superando la soglia del milione di
passeggeri trasportati già dopo 8 anni dall’entrata in servizio.
Brescia si poté, per alcuni anni, fregiare del titolo di “località sciistica” dato che sui prati delle Cavrelle venne installato un piccolo ski-lift al servizio di una piccola pista da sci.
La Società Funivie inoltre, provvide a fornire la Maddalena di un acquedotto dimensionato per un’utenza di circa 5000 abitanti, oltre che alla sistemazione delle strade in quota e della salita da Muratello di Nave, che divenne strada di servizio.
Sul Monte Denno (nome originale della Maddalena, che significa Monte del Signore) non mancò proprio nulla per accogliere anche eventuali strutture ricettive.
Gli intenti infatti erano quelli di realizzare sulla sommità del colle una nuova urbanizzazione: una sorta di “città-giardino” che sarebbe dovuta sorgere proprio in quello che ancora tutt’oggi è denominato il Villaggio Monte Maddalena.
Progetto ambizioso che fece davvero sognare in grande. «Altro che colli di Roma, altro che Bergamo alta!» – dicevano gli entusiasti.
Sulla Maddalena infatti sarebbero dovute sorgere delle belle case, negozi di generi alimentari, una farmacia, e tanto altro.
Invece di tutto ciò nulla.
La seconda metà degli anni ’60 vide il lento declino della funivia e di tutto il progetto per il quale essa era stata pensata.
Nel 1966 venne ultimata la strada di collegamento da San Gottardo (la continuazione di Via Panoramica) e quindi la realizzazione della prevista “città-giardino” sul colle trovò non poche difficoltà nel suo iter di approvazione.
Al suo posto infatti sono spuntati tralicci per telefoni, ripetitori radio e tv e nient’altro.
Inoltre in quegli anni il trasporto pubblico viveva un periodo di crisi profonda: la motorizzazione di massa e
la volontà di dismettere antiche “rotaie elettriche” a favore dell’asfalto, di fatto portarono le tramvie, le
ferrovie locali, le funicolari e tanti altri sistemi di trasporto, ad essere considerati obsoleti e quindi ormai
fuori moda.
Purtroppo anche la nostra città ne risentì di questa crisi.
Dopo alcuni anni di bassissima affluenza, il 10 Settembre del 1969 la funivia di Brescia effettuò la sua ultima corsa
aperta al pubblico e per l’occasione i prezzi furono talmente popolari che molti bresciani accorsero a dare
l’ultimo saluto.
Nella prima metà degli anni ’70, alla funivia chiusa al pubblico venne data una “seconda vita” di natura
didattica: essa infatti divenne un impianto-scuola guida per tecnici, macchinisti e addetti agli impianti di
risalita. I corsi erano tenuti dall’Istituto Artigianelli in sinergia con l’Enel.
Molti macchinisti di importanti funivie, soprattutto della zona del Trentino infatti, possono vantare il fatto di aver imparato il proprio mestiere a Brescia.
Nella speranza di un rilancio infatti, veniva effettuata regolare manutenzione dell’impianto da parte della
società della funivia.
Il 4 Giugno del 1975, in occasione della tappa del Giro d’Italia Pontoglio-Monte Maddalena, l’impianto
venne eccezionalmente riaperto al pubblico, per consentire di tornare in città ai molti spettatori rimasti sul
monte.
E poi nulla più.
Nove anni scivolarono in fretta e l’inutilizzo della funivia portò, nel 1984, a decidere per lo smantellamento: nell’estate del 1986 vennero tagliati i cavi di sostegno, nel 1988 invece addio anche ai piloni che vennero abbattuti.
Oggi, di cabine della funivia di Brescia non se ne vedono più e tutto ciò che rimane di quella funivia che tanto aveva fatto sognare i bresciani, sono solo pezzi di tralicci e rullerie che si trovano tra i sentieri 12, 3 e 6.
La stazione di partenza, che all’epoca era sede di biglietteria, sala d’attesa e di un servizio bar, oggi è sede del Ristorante Pizzeria “Alla Funivia”, mentre la struttura della stazione d’arrivo, che al tempo oltre alla sala macchine, ospitava un bar/ristorante con terrazze panoramiche, si trova in uno stato di totale abbandono sulla sommità del
monte, nel bel mezzo di una selva fatta di tralicci e di antenne.
di Alessandro Ferrari