Il Forte di Corno d’Aola fu costruito poco prima dell’inizio della Guerra Bianca nel Primo Conflitto Mondiale.
Il Forte di Corno d’Aola tra le strutture che attrezzavano la dorsale sulla sinistra dell’Oglio quale linea difensiva a rincalzo della prima linea al Passo del Tonale, primeggiava sbarramento del forte situato a 1.900 metri d’altitudine sul Dosso Prepazzone, ai piedi della cresta che si innalza verso la cima del Corno d’Aola.
La posizione dominante sulla prospiciente sella del Tonale rendeva il fortilizio strategicamente importante per la difesa delle posizioni avanzate del passo. dove era attestata la prima linea del Sistema difensivo italiano.
Alla sua costruzione, sotto la direzione dell’Ufficio del Genio Militare di
Brescia, contribuirono anche imprese edili del posto.
Dalla distinta dei lavori della ditta Testini Celestino di Vione si desume che durante l’estate del 1913 i lavori erano in pieno svolgimento, basti pensare che nel mese di luglio risultavano dislocati al forte 117 operai.
Alla fine del 1913 e nei primi mesi del ’14 il forte risultava completamente terminato.
Struttura e armamenti di Forte di Corno d’Aola.
Faceva parte d’un gruppo di 44 forti di tipo moderno che avrebbero dovuto essere ultimati entro il 1913.
L ‘edificio era dotato di sei cannoni da 149/A (la cifra indica il calibro in A significa acciaio) in cupola blindata ed era l’unica difesa fortificata italiana che si contrapponeva ai cinque forti austriaci piazzati appena a valle del passo i quali, insieme alla strada proveniente da Vermiglio, costituivano i suoi principali obbiettivi di fuoco.
Essi non potevano controbattere le posizioni italiane, non possedendo cannoni di cosi lunga gittata.
Sulla destra del forte, verso sud, era stata realizzata una lunga galleria destinata ad ospitare il deposito munizioni; da qui i proietti e le cariche di
lancio venivano trasportati al pezzi mediante appositi carrelli su rotaia
che percorrevano uno stretto corridoio lungo tutta la parte a monte del
complesso fortificato.
Il fabbricato, tinteggiato di color verde muschio per non essere avvistato
dagli aerei nemici, era disposto su tre terrazze.
A nord vi erano le cupole corazzate che ospitavano i pezzi, al centro la parte avanzata formava il corpo di guardia e a sud erano sistemati gli alloggiamenti.
A protezione in caso di assalti nemici vi era una recinzione in ferro, collegata alla corrente elettrica.
II collegamento con il fondovalle era assicurato, oltre che dalla strada
militare, anche da una teleferica lunga circa due chilometri, che partiva dalla località Castelpoggio (dove oggi sorge il Castello di Poia).
Il Bombardamento di Forte di Corno d’Aola.
Verso la fine del settembre 1915 gli austriaci piazzarono in Val di Sole due mortai da 30,5 cm con i quali, in più riprese, bombardarono il forte di Corno d’Aola.
Sebbene il tiro fosse stato sufficientemente aggiustato sul bersaglio, più del 60% dei proiettili non era scoppiato.
L’opera subì comunque danni tali da consigliare lo sgombero.
Solo una delle bocche da fuoco che armavano il forte fu lasciata in postazione, mentre le altre furono portate sul retrostante Dosso delle Pertiche, organizzando una nuova efficace batteria.
Nelle cannoniere rimaste vuote fu alloggiato un tronco di legno verniciato di nero, che a distanza dava l’illusione che il forte fosse sempre in efficienza.
In seguito, anche l’ultima bocca da fuoco fu trasferita all’aperto
sul Dosso delle Pertiche, sopra la conca di Casola, in posizione più
arretrata ma sempre prospiciente il Tonale.
Alla fine della Guerra Bianca.
Terminata la guerra il forte venne abbandonato e solo nel 1927 tornò
ad essere utilizzato come colonia estiva per i dipendenti del lanificio
Marzotto.
Nel 1930, a monte della struttura, venne edificata una chiesetta in granito.
Il 9 febbraio 1945, durante la ritirata delle truppe germaniche, i tedeschi, per paura di lasciare in mano al nemico un caposaldo importante nella eventualità della costruzione di una linea difensiva al Passo del Tonale lungo la Ridotta Garibaldina, provvidero alla completa distruzione del forte.
Anche la chiesetta, spogliata e minata, era destinata all’abbattimento, ma venne risparmiata dal cattolico ufficiale tedesco incaricato dell’operazione.
Oggi, a oltre 90 anni dalla costruzione, dell’unico forte italiano dell’Alta Valle Camonica non restano che pochi ruderi, testimoni pacifici delle grandi battaglie della Guerra Bianca.