Il Fontanone di Paitone “el Fontanù” è un oasi naturale ed è una delle più antiche sorgenti del territorio.
La testa della sorgente del Fontanone è costituita da un laghetto irregolare con vari diverticoli che fanno capo a punti ove esistono alcune polle naturali sparse lungo il perimetro.
Nella parte centrale, allo scopo di favorire la risalita dell’acqua, vi erano degli esutori costituiti da tubi di captazione infissi nel fondo (oggi non più presenti). Il fondo del bacino si presenta a tratti sassoso, anche con accumuli di massi di
varie dimensioni, e in gran parte ricoperto da uno strato di sedimenti limosi e ghiaiosi.
A valle, Io specchio d’acqua è delimitato artificialmente da opere in cemento, nelle quali esistono due aperture di uscita: una principale che porta l’acqua nell’asta di deflusso, lunga una ventina di metri, fino ad una seconda chiusa, dove scende a cascata nel fosso Rudone; essa serviva a chiudere il laghetto, fare innalzare il livello dell’acqua cosi che questa defluisse dall’altra paratoia, più piccola, e aperta verso ovest, al fine di irrigare i campi attraverso un ‘opportuna canalizzazione.
Itinerario Escursione al Fontanone.
Percorrendo la Sp116, a metà strada tra Paitone e Nuvolento si deve girare in direzione Serle nella Sp 41.
Dopo un km si deve girare a destra in via Colombaro, è una strada stretta a senso unico.
Giunti in fondo al rettilineo, prima che la strada devii a destra dentro il borgo, si può parcheggiare, alla vostra sinistra si trova il Fontanone ben indicato.
Lo si raggiunge in 5 minuti, poi per chi vuole camminare parte un sentiero che sale sulla collina che porta alla chiesetta di San Rocco e al Santuario della Beata Vergine di Paitone.
Sempre percorrendo il sentiero si trovano grotte e gotticelle, sconsigliamo la visita senza essere accompagnati da personale esperto.
Il Fontanone e l’uomo.
Che il Fontanone di Paitone a Nuvolera sia stato da sempre un bene prezioso, di importanza strategica per l’approvvigionamento idrico, non si può negare.
Lo testimoniano le opere che numerose sono state erette attorno e dentro ad esso, realizzate con il duplice scopo di sfruttarne al massimo l’acqua e nello stesso tempo di proteggerlo.
A cominciare dal muro di recinzione che lo circonda, uno sghembo poligono che cerca di contenere le irregolari lobature del laghetto; dalla costruzione, sul lato a sud, che conteneva delle pompe idrauliche; da un ‘altra pompa, posta sul lato a nord del canale di deflusso (ora smantellata) che pure serviva al prelievo di acqua; per finire con tutto l’apparato di chiuse e paratoie e tubi emuntori nel laghetto.
Di certo queste opere hanno subito nel tempo numerosi rimaneggiamenti, dettati dalle varie necessità del momento.
E’ possibile ipotizzare che il Fontanone, cui convergono le acque sotterranee di mezzo altopiano, possa ospitare una fauna più ricca, con presenza di ben altri organismi, specializzati, adattati alla vita nell’ambiente acquatico senza luce, che vengono definiti stigobi o stigobionti, termini che evocano, secondo una certa tradizione biospeleologica, lo Stige, il fiume degli Inferi della mitologia greca.
Questi organismi, rappresentati normalmente da Crostacei Anfipodi e da piccolissimi Molluschi Gasteropodi, trascinati
dalle piene lungo i corsi d’acqua sotterranei, finiscono per venire espulsi all’esterno, dove si rinvengono più facilmente allo sbocco delle sorgenti.
Purtroppo dobbiamo ammettere che, in questo caso, non siamo in possesso di dati faunistici in quanto fino ad oggi,
al Fontanone, non sono mai state condotte ricerche finalizzate a tale scopo.
Il Fontanone nelle stagioni.
A prima vista, durante i periodi di massima magra, potrebbe sembrare una tranquilla pozza d’acqua stagnante
come tante, dall’acqua limpida che lascia intravvedere il fondo sassoso e abbondantemente ricoperto di limo, con
vegetazione idrofila, filamenti di alghe verdi, foglie morte degli ontàni che galleggiano, girini che nuotano, qualche
tuffo di rana al nostro avvicinarci e rapidi voli di libellule.
Il quadro è tutto li, alquanto statico e poco attraente per il visitatore inconsapevole e distratto, che non si accorge
che, nonostante l’apparente immobilità dello specchio d’acqua, a valle della vecchia paratoia che lo delimita, l’acqua si increspa e continua a scorrere nel canale di deflusso che la porta, dopo una ventina di metri, alla successiva paratoia, dove a cascata defluisce nel fosso che prosegue serpeggiando in pianura.
E continua a scorrere con un flusso sorprendente, se si considera il momento di magra.
Sta di fatto che, anche a seguito di lunghi periodi privi di precipitazioni, il Fontanone non si è mai visto in
secca totale.
Questa sorta di calma piatta può durare per mesi, senza dare l’impressione che le cose possano cambiare.
può anche piovere, anche tanto, e non succede nulla.
La piena.
Fino a quando un bel giorno, apparentemente senza una ragione, la quiete di quel piccolo Eden viene scossa improvvisamente, prima con un progressivo, rapido aumento di portata e quindi con una tumultuosa esplosione di acqua ribollente che invade tutto l’alveo del laghetto, si alza di livello e, non più contenuta, tracima sopra il marciapiede che unisce la paratoia all’altra sponda.
Spumeggiante, ma sporca di detriti, color caffelatte, trascina via tutto, foglie, rami, alghe e girini, riempie il canale di deflusso a valle della chiavica, dove ormai è profonda più di tre metri e sulla successiva paratoia forma una rombante cascata.
Il fosso a valle si riempie al punto da non riuscire più a contenere l’onda di piena, le sue sponde vengono superate e l’acqua esce lateralmente ad invadere i campi.
Altro che quiete.
Il cataclisma dopo la tempesta!
Questo è il Fontanone.
II gelo invernale blocca, o quanto meno rallenta, la maggior parte dei flussi idrici.
Le precipitazioni nevose sull’altopiano di Tesio (di questi tempi purtroppo sempre più scarse) costituiscono una sorta di investimento per la successiva stagione, ma non sono mai di immediato utilizzo.
Di concerto, l’estate va di solito incontro ad un lungo periodo di secca.
Dopo le pause di forte siccità, ce ne vuole per innescare il Fontanone!
Non basta qualche scroscio di pioggia per farlo andare in piena. I grandi serbatoi sotterranei non sono sufficientemente alimentati e per potersi ricaricare hanno bisogno delle copiose precipitazioni primaverili
(che si aggiungono allo sciogliersi delle nevi) e autunnali, in grado di gonfiarli, di saturarli e di innalzare quindi il
livello piezometrico deficitario.
Senza contare che l’abbondanza d’acqua in queste stagioni può favorire anche l’improvviso innescarsi a catena di notevoli apporti da bacini sospesi esistenti, anche se a noi sconosciuti, nel sistema carsico.
E’ allora che anche un solo forte temporale può accendere la miccia e prorompere attraverso le sorgenti con un’onda di piena improvvisa quanto impetuosa.