Il Duomo Vecchio di Brescia è l’edificio più caratteristico della città.
Il Duomo Vecchio è chiamato anche “la Rotonda”, a causa della
sua forma circolare.
La bella chiesa sorse verso la fine dell’XI secolo sopra i resti dell’antica basilica invernale di S. Maria Maggiore.
Inizialmente la facciata era ornata da una bella torre.
Poi, pero, la chiesa che era stata nel frattempo rimaneggiata (nel XIV secolo)
con l’aggiunta di due cappelle, perdette la sua caratteristica.
A causa del progressivo innalzarsi del terreno della piazza, si pensò infatti, nel 1571, di murare gli ingressi che sarebbero risultati inagibili e si provvide, nello stesso tempo, ad aprire una nuova ampia porta proprio sotto l’alta torre quadrata.
Questo fece si che la torre stessa s’indebolisse a tal punto da crollare miseramente.
Il fatto avvenne nel 1708.
Oggi il Duomo Vecchio appare, all’esterno, senza torre; ma all’interno si vedono ancora le due scale d’accesso al campanile crollato.
Grandioso, solenne, severo e invitante al raccoglimento appare l’interno di questo tempio caro ad ogni bresciano.
Esso ricorda vagamente per i muri e per la forma una fortezza circolare del medioevo.
Il Sarcofago di Berardo Maggi.
Tra le cose da ammirare sono: la tomba in marmo rosso del vescovo – principe Berardo Maggi.
Ci sono due tele del Romanino aventi per soggetto la raccolta della manna, una serie di sei tele del Moretto con soggetti biblici, e
l’Assunta, sempre del Moretto, capolavoro del grande pittore bresciano.
A sinistra, nella parte più elevata, situata di fronte alla porta d’ingresso, chiusa da una pesante inferriata, é la cappella delle Sante Croci che conserva il tesoro (raramente visibile) formato dalla Croce che ornava il Carroccio sul campo di battaglia durante l’epoca comunale, dalla reliquia della
Croce di Cristo e dal suo reliquiario, preziose raffinate opere, tutte queste, di oreficeria medioevale e rinascimentale, di grande valore artistico, storico e religioso.
La cripta di San Filastrio.
Nella cripta riposa il corpo di S. Filastrio, vescovo bresciano del IV secolo.
Usciti dalla Rotonda si legge, presso la porta d’ingresso, una lapide che ricorda un feroce fatto di sangue avvenuto per opera di soldati francesi nel lontano 1512.
Esso riguarda un ragazzo. Niccolò Fontana, che rifugiatosi per fuggire ai soldati nel Duomo Vecchio, venne colpito da questi al capo e al volto, tanto da non poter più parlare ma solo balbettare.
Per questo motivo egli, che doveva diventare sommo matematico, fu chiamato Niccolò Tartaglia e con tale soprannome passò alla storia.