I casoncelli bresciani sono uno dei principali piatti tipici bresciani, conosciuti e apprezzati in tutta Italia.
Ingredienti:
(per sei persone)
- 500 g di farina bianca
- sale
- 4 uova intere più un tuorlo
- 300 g di carne di manzo
- una carota
- sedano
- cipolla
- chiodi di garofano
- pepe
- noce moscata
- mezzo bicchiere di vino rosso
- 4 cucchiai di formaggio grattugiato
- pangrattato
- burro
- due cucchiai di olio di oliva
- salvia
Preparazione Ricetta Casoncelli Bresciani:
Preparate la pasta impastando sulla spianatoia la farina con un pizzico di sale, con le uova e, se necessario, con poca acqua.
Con la pasta ottenuta, tirate due sfoglie sottili ed abbiate cura di non farle asciugare.
A parte fate soffriggere il burro e l’olio con la cipolla affettata fine, unitevi la carne, lasciatela dorare dalle due parti, spruzzatela con il vino.
Lasciate evaporare, aggiungete le verdure a pezzetti, il chiodo di garofano, il sale, il pepe, la noce moscata. lasciate cuocere il tutto a tegame coperto per due ore e mezzo, bagnando, se necessario, con poca acqua calda.
A cottura ultimata tritate fine la carne e passate la verdura al setaccio.
Mettete il composto in una terrina, unitevi il pangrattato, il formaggio grattugiato e il tuorlo dell’uovo.
Amalgamate bene il tutto e aggiustate di sale.
Su una sfoglia di pasta mettete con un cucchiaino a distanza di un dito, delle pallottoline di ripieno grosse come una nocciola.
Coprite con l’altra sfoglia. Pigia te con le dita intorno alla pallottolina per chiudere bene il composto.
Con un tagliapasta a rotella, infarinato, dividete i casoncelli bresciani in pezzi di circa quattro centimetri.
Metteteli ad asciugare su un panno leggermente infarinato.
Fateli cuocere per circa dieci minuti, in abbondante acqua salata.
Scolateli molto bene, conditeli con burro e parmigiano grttugiato.
Lasciateli conditi in una zuppiera calda per un attimo prima di servirli, perché si insaporiscano meglio.
Servite in piatti caldi.
La storia di Casoncelli Bresciani.
No che loro non si addice quale stampo l’ombelico di Venere.
Rotondi non sono, nemmeno acciambellati.
A mezzaluna quadrati, vedono la massaia rinnovare, miniaturizzatala diligente piegatura dei lini per il cassettone o l’armadio.
Dentro custodiscono un verde segreto e anche se a Longhena, paese minimo ma di meritoria affezione alla buona !avola, hanno ricevuto battesimo e fama, non per questo sono di là.
Spaziano infatti tra più regioni, godibile eredità di un’anonima donna di casa che prima li ammanni per il quinto giorno della settimana, una volta votato al magro e al digiuno, in cui la dispensa anche se ricca non poteva dispiegarsi in tutta la sua verità.
Pure con le erbe si può comunque cambiare, tante sono le specie di una provincia qual è la nostra, diversificata quanto un piccolo regno: pianura, valli, laghi.
Esempio: taleggio in bergamasco, quartirolo in bresciano, formaggio molle, grasso, prodotto con latte intero.
Deriva – come segnala Attilio Mazza, “Il Bresciano”, vol. V, Bortolotti ed. – dall’omonima pastura, che le mucche trovano scendendo dall’alpeggio, rispuntata dopo il maggengo, l’agostano e il terzuolo.
Era già noto prima del Mille.
Un passo indietro, con riferimento alla “puìna”.
È possibile gustare casoncelli in cui è commista a spinaci.
Pare si legassero all’estiva ricorrenza di San Fermo.
I casari per la sagra offrivano a parenti e amici un cesto di ricotta, macchia di candore in un’aureola di foglie rugiadose.